Percorsi dell’acqua

San Pietro al Tanàgro, La Valle dei Mulini

L’arrivo al Parco dei Mulini stupisce da subito. Attraversando infatti un ramo del paese, non ci si attende di trovarsi immediatamente in mezzo alla natura, di fronte a due versanti montuosi che si affrontano scendendo ripidamente nel solco creato dal torrente Setone. Il prato, l’acqua che scorre e i graziosi fabbricati che vediamo in fondo attirano subito la nostra attenzione, ma la passeggiata nel bosco della Difesa conduce prima a risalire i sentieri che percorrono armoniosamente la giovane cerreta. Una salita appena un po’ più impegnativa gratifica con l’arrivo presso i ruderi di un fabbricato. Alcuni imponenti doccioni di pietra, disposti a terra in modo casuale, con un’irregolare forma esterna e un largo foro circolare scalpellato all’interno, accendono la nostra curiosità. Lo sguardo si alza verso l’alto di un muro in pietrame e fa notare una condotta in pietra che scende verso quello che resta di un fabbricato. Siamo molto più alti del torrente, per cui sembra impossibile, ma questo è il rudere di un antico mulino. Non vediamo tracce del percorso che l’acqua faceva per azionare la macina, poiché l’abbandono lo ha occultato di terra e vegetazione. La discesa è anticipata da un piccolo grazioso affaccio sul paese e sulla valle, che si ritagliano uno spazio tra le chiome degli alberi. Qualche panchina invita a trattenersi un po’ per godere di questo luogo, prima di ritornare a valle. Il sentiero riprende a seguire un andamento sinuoso tra i cerri e conduce al mulino vicino alla cascata. Alle sue spalle, il bacino di raccolta stupisce nell’avvolgente forma della condotta che direzionava l’acqua in basso, verso la ruota idraulica posta nel seminterrato. Azionata, girava anche la macina e il mugnaio poteva versare finalmente il grano nella tramoggia. Sembra di vederlo, bianco di farina, quando insaccava e consegnava ai contadini il tanto sudato “oro bianco”. Al di là del ponticello in legno, il fabbricato di un altro mulino restituisce lo scenario di un’attività fervida, di cui resta solo qualche ricordo nella mente degli anziani. Era una vita di stenti, gratificata da tanti momenti di gioia terrena e di protezione divina, che questa gente continua a invocare verso il santuario del Crocifisso che si staglia nel cielo dal suo cocuzzolo.

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